Altopiano di Cariadeghe (Serle – Bs)

Figura 1. Limiti ipotetici dell’area carsica in oggetto

Inquadramento geografico

L’Altopiano di Cariadeghe è compreso per la maggior parte nel territorio del Comune di Serle (Bs) e si insedia nell’area di affioramento della formazione calcarea della Corna che occupa una fascia di territorio che da Brescia protende verso NE fino alla sponda bresciana del Lago di Garda con massicci che superano anche i 1500 metri (Monte Pizzocolo). Si presenta dalla pianura come una struttura montuosa unica e circondata a settentrione da valli incise, ma per interessi speleologici è da suddividere in due ulteriori settori carsici: l’Altopiano di Cariadeghe e l’Altopiano di Tesio. Questa distinzione è possibile a seguito di alcuni test di tracciamento delle acque sotterranee i cui risultati sono stati presentati in due convegni (1991, 2000), dimostrando connessioni tra:

a) il sistema di cavità posto ad Ovest della struttura (Cariadeghe) e la sorgente Zugna, presso il comune di Nave;

b) le cavità concentrate ad Est (Tesio), con la sorgente Rudone, presso il Comune di Paitone.

La struttura è delimitata a Nord dal tracciato del Torrente Garza, che dalla località Sant’Eusebio scende verso i comuni di Caino e poi Nave, e da quello del Torrente Vrenda, che scorre in direzione opposta verso Vallio Terme. Verso Sud e SE degrada fino a farsi circondare dalla Pianura Padana, con un paesaggio deturpato   dalla presenza di cave di estrazione marmifera a cielo aperto.

Il settore di Cariadeghe è dominato dalla linea di cresta che dalla Boca del Zuf (950 m) arriva verso Ovest alla cima del Monte Ucia (1168 m) e Monte Dragone (937 m), da cui parte poi una dorsale montuosa che attraverso il Monte Dragoncello (1097 m) scende verso SSW e si collega alla cima del M. Maddalena (929 m). Il suo limite a Sud comprende le pendici del M. Dragoncello, il Monte Zucco (986 m) e il Monte Orsino (932 m, Santuario di San Bartolomeo). Verso Est, la linea di separazione ipotetica con il settore carsico di Tesio è identificabile nella struttura di scorrimento della Paleofaglia di Paitone o Linea del Casinetto, che partendo dalla sorgente Rudone (a quota 190 m), traccia una retta presente in carta geologica che arriva esattamente fino alla Boca del Zuf.

I limiti ipotetici di quest’area carsica non superano i 15 Km² di superficie, per un dislivello massimo di 920 metri circa dalla vetta del Monte Ucia alla Sorgente Zugna (Figura 1).

Il settore di Tesio, inizia dal valico della Boca del Zuf e segue la linea di cresta verso Est con le cime del Monte Fontanelle (929 m), del Monte Olivo (934 m) e del Monte Tre Cornelli (877 m), degradando fino al Comune di Gavardo (Valle Sabbia).

Il settore Sud di tutta la struttura è delimitato ad Est dai Monti Paitone (328 m) e Budellone (396 m) e a SW da una propaggine sempre formata da un nucleo carbonatico che comprende i monti Camprelle (563 m), Fieno (437 m), Regogna (411 m) e Marguzzo (455 m). All’interno di questa propaggine c’è la Valverde, una piana che la separa dal Monte Maddalena (Comune di Botticino) che è solcata dal Rio Rino e ritorna verso Nord ai piedi del Monte Fratta (698 m) e il Monte Paina (671 m). In questa zona sono presenti diverse sorgenti e risorgenze carsiche di bassa portata, localizzate tra quota 480 m e 300 m (San Vito, Ghiacciarolo), che non presentano, per comparazione parametri (temperatura, conducibilità, densità di salinità, Tab. 1), connessioni con l’acquifero di Cariadeghe.

Tabella 1. Parametri delle acque raccolti presso le principali risorgenze locali

Inquadramento geologico

(si ringrazia il Dott. P. Schirolli, per l’aggiornamento dei contenuti del paragrafo).

Le Prealpi bresciane rientrano nel dominio “Sudalpino”, che risulta separato dall’edificio alpino dalla “Linea Insubrica”, importante linea di dislocazione con andamento E-W (dal Passo del Tonale al Passo dell’Aprica in provincia di Bs). I domini paleogeografico-strutturali, sono i tasselli in cui sono state distinte le diverse masse rocciose che compongono tutta la catena alpina.

Le principali rocce carbonatiche presenti nella struttura dell’altopiano sono:

Dolomia Principale (circa 220 milioni di anni, Triassico Superiore, Norico): è la formazione più antica, data da dolomie e calcari dolomitici, da grigio chiari a grigio scuri, massicci o suddivisi in bancate potenti. Contengono fauna fossile tipica costituita da bivalvi, gasteropodi e alghe calcaree. E’ visibile perché intagliata dalla valle di Caino e di Vallio, al limite settentrionale dell’altopiano.

Calcare di Zu (circa 205 milioni di anni, Triassico Superiore, Retico): è composto da calcari e calcari marnosi grigio scuro, alternati a marne e argilliti. Contiene brachiopodi, lamellibranchi, gasteropodi e localmente bancate coralline massicce a tratti. È visibile sul versante settentrionale del M. Ucia e del M. Dragone, ad Est della Faglia del Casinetto (area base militare) e ad Est del Monte Olivo, dove si presenta localmente dolomitico. All’interno del sistema carsico, si riscontra nella Sala Sakem (q. 580) e in  altri collassi sottostanti (Sala Allegretti, q. 500), fino a comprendere tutto il ramo del fondo.

Corna (circa 200 milioni di anni, Giurassico Inferiore, Hettangiano): caratterizza in affioramento tutta la struttura dell’altopiano di Cariadeghe descritta nell’inquadramento geografico, oltre al versante orientale del Monte Maddalena fino alla città di Brescia (S. Eufemia). In prevalenza si tratta di calcari compatti, bianco-nocciola o bianco-avorio, grigi, bruni o in grosse bancate plurimetriche (Marmo di Botticino), ma localmente può passare a calcare dolomitico o dolomia cristallina non stratificata. I calcari contengono una fauna fossile tipica di mare basso in cui si trovano alghe calcaree, spugne, coralli, echinodermi, brachiopodi, lamellibranchi, gasteropodi e foraminiferi.

Corso Auctorum (circa 190 milioni di anni, Giurassico Inferiore, Sinemuriano-Pliensbachiano): si tratta di calcari e calcari marnosi ben stratificati con presenza di selce in varietà sia chiara che rossastra. Le riscontranze di presenza di ammoniti permettono di collocarlo nel lias medio e inferiore. Compare localmente in alcuni tratti della struttura.

Medolo (circa 190 milioni di anni, Giurassico Inferiore): calcari a stratificazione molto evidente da cui si ricavavano piccoli blocchi squadrati detti “médoli”. Più o meno marnosa, di colore grigio, contiene liste e noduli di selce. La stratificazione ha strati di spessore maggiore rispetto a quelli del Corso, separati da pacchi di marna o da interstrati argillitici. Non è presente nell’area specifica dell’Altopiano di Cariadeghe, ma ricopre le pendici occidentali del M. Maddalena fino alla sorgente di Mompiano (che alimenta Brescia) e Nave.

Gruppo di Concesio (da 184 a 170 milioni di anni, Giurassico medio inferiore): marne di vario colore e friabili (sotto il nome di Membro di Molvina) caratterizzano la porzione inferiore di questa funità, che ricopre il Medolo o il Corso e ne segue grosso modo le aree di affioramento ad occidente del Monte Maddalena l’unità è sostituita dalla formazione di Villa Carcina. Nella parte superiore alle marne, si aggiungono strati di calcare marnoso grigio-nocciola riferibili al Giurassico Medio (Dogger).

Selcifero Lombardo (da 170 a 150 milioni di anni, Giurassico Medio-Superiore): sotto la Trinità di Botticino e lungo la strada che collega San Gallo e Villa (Serle) si osservano i più estesi affioramenti. La parte inferiore data da visibili strati sottili di selci policrome (Radiolariti del Selcifero Lombardo), passa superiormente a  marne calcaree e calcari marnosi silicei rossastri di maggiore spessore, contenendo ancora selce in noduli (Rosso ad Aptici).

Maiolica (all’incirca da 148 a 120 milioni di anni, Cretacico  Inferiore, Titoniano Superiore-Aptiano Inferiore): costituita da calcari pelagici molto compatti e a frattura concoide, con stiloliti (linee ocracee simili a suture craniali). Gli strati hanno spessore da centimetrico a decimetrico. Contiene calpionelle, aptici, foraminiferi e radiolari.

Figura 2. Indicazione dei maggiori elementi tettonici a scala locale (Schirolli, 1997, 1998). Estratto da: Carta Geologica delle Prealpi Bresciane a Sud dell’Adamello, Foglio Est – Università di Pavia (1972) – Scala 1:50.000

Tettonica

(si ringrazia il Dott. P. Schirolli, per l’aggiornamento dei contenuti del paragrafo).

Il quadro attuale del territorio è la conseguenza di un riassetto ancora in corso della superficie della crosta terrestre iniziato circa 115 milioni di anni fa. Le principali strutture tettoniche relative al territorio bresciano si sarebbero generate durante il periodo del Miocene (24-6 milioni di anni fa). Facendo riferimento a faglie (dislocazione verticale e/o orizzontale tra comparti di roccia adiacente), a pieghe ed ai sovrascorrimenti (accavallamento di ampi ammassi rocciosi), da Brescia verso Est si assiste al passaggio di strutture da una direzione W-E/WSW-ENE, detta orobica, alla direzione SW-NE/SSW-NNE detta giudicariense. Questi due gruppi distinti di strutture sono allineati alle maggiori direttrici tettoniche regionali, date dalla “Linea del Tonale” e dalla “Linea delle Giudicarie”, entrambi facenti parte della “Linea Insubrica”.

Figura 3. Distribuzione dei maggiori domini paleogeografico-strutturali nella catena alpina e schema semplificato della loro naturale posizione originaria durante il Cretaceo, all’inizio del processo di riavvicinamento delle placche paleoeuropea e paleoafricana, che porterà allo scontro tra le due masse e all’innalzamento dell’edificio alpino – Schirolli – 1997

Il blocco calcareo della Corna, e localmente anche il Calcare di Zu, delimitato dal Monte Ucia e dal Monte Olivo a nord, e dall’allineamento Monte Dragoncello, Monte Zucco e Monte Orsino a Sud, presenta una curvatura con concavità verso l’alto e bancate più recenti al nucleo, detta Sinclinale di Cariadeghe (Fig. 2). Verso Sud questa struttura termina nell’Anticlinale dei Monti Bonaga e Orsino (2), con una piega convessa verso l’alto, il cui fianco meridionale evolve in una faglia inversa, la Linea di Val Salena-locanda Badia (3), che porta la Corna a sovrapporsi al fianco settentrionale della Sinclinale di Botticino Sera-San Gallo-Villa di Serle (4) nel tratto che congiunge la località San Gallo a Serle. Questa struttura presenta andamento giudicariense (NNE-SSW) da San Gallo a Caionvico, e andamento orobico da San Gallo a Villa. Questa sinclinale racchiude nel suo nucleo un’altra successione di formazioni, che va dal Medolo alla Scaglia Lombarda, con forte prevalenza della Maiolica.

La Linea della Maddalena (5) e un’altra quasi parallela (6 – Linea di Botticino Mattina), con andamento SSW-NNE, portano la Corna a sovrascorrere sulla sinclinale tra Botticino Sera e San Gallo, con sforzi compressivi.

Un’ulteriore successione di pieghe con asse di direzione WSW-ENE (7-8-9), cioè l’Anticlinale del Monte Paina (nella Corna), la Sinclinale di Molvina (Selcifero Lombardo al nucleo) e l’Anticlinale del Monte Camprelle (nella Corna) e una serie di disturbi tettonici con orientamento NW-SE o NNW-SSE, di cui il più importante è la Faglia del Casinetto (10), che interrompe ad Est la Sinclinale di Botticino-Serle (4), provoca l’innalzamento relativo del blocco orientale.

Verso il comune di Gavardo, e nel settore dell’Altopiano di Tesio si trovano, a Nord del Monte Tre Cornelli, la Sinclinale dei Casini S. Filippo (11) ad asse WSW-ENE con successione che va dalla Dolomia Principale alla Maiolica. La Faglia dei Casini, orientata allo stesso modo, taglia il fianco meridionale della piega.

È importante, per l’approccio speleologico ed uno studio approfondito del suo sistema carsico, considerare la presenza di faglie e pieghe in una loro continuità ipogea e i relativi orientamenti che, nel caso specifico dell’altopiano di Cariadeghe, presentano evidenti correlazioni con gli allineamenti delle direttrici tettoniche regionali facenti capo alla “Linea Insubrica”.

Figura 4. Sezioni geologiche che attraversano con andamento NW-SE il territorio compreso tra Botticino e Serle (da Cassinis, 1968 – Rielab. grafica: M. Pozzo)

Inquadramento speleologico

L’Altopiano di Cariadeghe è stato descritto e aggiornato nel corso di un centennio, a seguito dell’intensa attività speleologica condotta dai gruppi bresciani: in bibliografia sono presenti indicazioni su alcuni dei testi più esaurienti: il più recente risale al 1997, con un quadro aggiornato  della situazione esplorativa e un inquadramento generale dell’area carsica. Mancano per forza di cose a questo contributo le giunzioni degli anni successivi, cioè il collegamento tra “l’Omber” (LoBs 247) e altri due abissi locali (LoBs 498 e Lo Bs 791), avvenute oltre un decennio dopo. Con questi collegamenti lo sviluppo totale tocca i 15 chilometri e l’Altopiano ora ha al suo interno un “complesso carsico” a tutti gli effetti.

Non si può trascurare un accenno alla morfologia esterna del luogo, caratterizzata da un territorio quasi interamente ricoperto da suolo boschivo con un’alta densità di presenza di doline (oltre 250 per kmq) di dimensioni variabili (anche 100 metri di diametro) e dislivelli interni di diverse decine di metri.

Foto 1 – Panoramica Prati della Carlina – Foto M. Pozzo

Il posizionamento georeferenziato delle doline e di diversi ingressi di cavità al loro interno, ha permesso di notare allineamenti con le principali direttrici delle linee di fratturazione descritte nel paragrafo precedente ed è un altro elemento importante per la conoscenza e l’interpretazione del fenomeno ipogeo locale.

La rete idrografica superficiale è completamente assente, ma in caso di precipitazioni, le acque vengono assorbite quasi completamente e condotte nel sottosuolo in tempi assai rapidi, con cambi repentini di portate, di circoli di flusso d’aria e allagamenti di alcuni settori in diversi livelli.

Il numero degli ingressi conosciuti tra aggiornamenti catastali e non, raggiunge le 130 unità ed è distribuito abbastanza uniformemente in tutta l’area di interesse. Fatta eccezione per il complesso dell’Omber, che si spinge a oltre 400 metri di dislivello dall’ingresso, pochissime di queste grotte superano la barriera dei 100 metri di profondità o quella di qualche centinaio di metri di sviluppo.

La maggior parte degli ingressi noti presenta un’alitazione d’aria generalmente avvertibile ed è distinguibile, in base alla stagione di riferimento e alla direzione di flusso, come tipica da ingresso “meteobasso” o “meteoalto”.

Foto 2. LoBs 247 – Omber en banda al Bus del Zel: gallerie freatiche nel settore del fondo del complesso carsico – Foto M. Pozzo